UN UOMO STRAODINARIAMENTE UNICO

Sacerdote in Cristo da 50 anni 
e per 31 anni 
Paroco di Sarnico.
Nato a Plaladina (Bg)   il 3 aprile del 1926 e 
morto a Sarnico (Bg) il 26 dicembre 1999

Un doveroso ricordo
di Mario Dometti

12 gennaio 2000

Ripenso spesso alla sera di Natale del 1999 quando sentii un bisogno irrefrenabile di passare a salutarlo nonostante in quel momento, due dei medici che l'hanno assistito, stessero praticandogli la trasfusione; nel vedermi mi fece un sorriso particolare e prendendomi affettuosamente la mano mi disse in dialetto: "Carghèm ol telefunì". E' stato l'ultimo incarico che mi ha dato, ed oggi questo compito lo interpreto come un invito a continuare ad essere presente come collaboratore nelle attività della Parrocchia.
Sono stato, come scherzosamente ma non troppo gli dicevo sempre, "un suo devoto suddito" per trentun anni; ero poco più che ventenne quando don John arrivò a Sarnico e da allora mi ha sempre trattato come un figlio e, come un buon padre, mi ha seguito con affetto consigliato elogiato e perché no, qualche volta anche rimproverato.
In tanti anni passati con lui numerose sono i fatti che potrei raccontare e siccome so che, all'uomo in nero con coppola, piaceva il mio modo di scrivere cercherò, per quanto possibile, di mantenere il mio stile anche in questa speciale occasione riferendovi alcuni episodi particolarmente simpatici che lo hanno avuto come protagonista, lasciando ad altri il compito di ricordarlo per la sua rilevante attività pastorale e sacerdotale.

Uno dei più recenti avvenne nel corso dello spettacolo "Auguri bravamente" quando, durante una sua incursione sul palcoscenico, fingemmo di passargli in diretta una telefonata del Papa che da Roma voleva porgergli gli auguri per i suoi trent'anni di attività pastorale a Sarnico. Rimase un momento confuso e perplesso nel sentire la voce di Giovanni Paolo II, ma scoppiò in una fragorosa risata quando il buon Luciano Giozani che, con un microfono, dalle quinte imitava la voce di Sua Santità disse "…Grazie Don Giovanni per i tuoi trent'anni di pastorizia a Sarnico in provincia di Atalanta."

Un episodio particolarmente simpatico (confermato dalla foto sotto) lo vide protagonista il 15 gennaio 1998 nel corso della consegna dei S. Mauro d'oro. Premetto che da giorni meditavo la cosa e sono stato incerto fino all'ultimo minuto se attuarla o meno, non tanto perché avessi timore che il Parroco si insolentisse, era sicuramente superiore a queste cose, ma per la deferenza nei confronti della persona e per quello che rappresentava. Al termine della consegna delle medaglie d'oro sul palcoscenico erano rimasti oltre al sottoscritto, il Sindaco Tambuscio e don Giovanni: l'atmosfera era gradevolmente festosa dovuta anche ad alcune battute simpatiche proferite dal Parroco stesso. Capii che il momento era adatto per mandare a effetto il mio scherzo. Estrassi dalla tasca interna della giacca un bellissima stecca di zucchero filato e porgendola al Parroco dissi: "E' per lei: le assegno il primo Tirapécio d'oro". Risate a non finire dei presenti, Parroco compreso che, per nulla scosso, scese tranquillamente in platea col suo tirapécio avvolto nella carta velina e sorridendo cominciò a distribuire i pezzi dell'… onorificenza appena ricevuta ai presenti.

Sempre allo Junior, nel corso di un Saggio allievi pianisti, salì sul palcoscenico come sempre per dire due parole a conclusione dello spettacolo. Prese il microfono e cominciò a parlare; al termine del discorso mi si avvicinò e me lo consegnò perché iniziassi le premiazioni; gli dissi: "Grazie Parroco ma ho il mio", indicando in piccolo radiomicrofono che tenevo attaccato al colletto della giacca. Lui con l'ironia straordinaria che lo contraddistingueva mi rispose: "Guarda che è mio anche quello".
Un mito!

Sicuramente la nostra banda, era una delle cose che amava di più ed un episodio veramente divertente avvenne appunto una sera di ottobre sul sagrato della chiesa, di fronte alla canonica, durante un'esibizione del nostro Corpo Musicale. Era quasi la fine di un concerto che si era prolungato più del solito quando, per circostanze in un primo momento imprecisate, venne a mancare la corrente. Buio completo sul piazzale e, nonostante buona parte degli orchestrali, per quanto possibile, continuassero a suonare senza vedere lo spartito, il maestro fu costretto a sospendere l'esecuzione. Andai alla ricerca dell'interruttore posto a fianco del palco: tutto però era in ordine. Mi avviai allora verso la casa del Parroco in quanto, per avere corrente, ci si era avvalsi del suo contatore. Giunto alla porta d'ingresso le luci si riaccesero e Don John mi si avvicinò ridendo, e nel dialetto bergamasco che con me usava spesso disse: "So stàt me, ghie fam, è sicome chèi le i la finìa mia fò, o fat scoldà la minestra nel padelì söl fornèl èlettric e ghè saltàt la corènte".

Gita ad Assisi con Don Michele & C.; Approfittando del ponte del 25 aprile decidemmo con Don Michele di fare una tre giorni ad Assisi. La mia macchina purtroppo era incidentata e quella di Don Michele non era (e non è) affidabile per trasportare una persona, figuriamoci per quattro; decisi allora di chiedere in prestito l'Alfa Romeo 'Andreina' al Prèost.
Riuscii a convincerlo e partimmo; tutto bene finché la macchina era in moto, quando però ci si fermava l'auto non ripartiva più e di conseguenza don Michele l'obiettore Gigi ed un'altro amico dovevano scendere a spingerla causa la rottura della batteria.
Tornati a Sarnico, parcheggiai nel garage del Parroco e, per il momento, decisi di non dirgli nulla del problema. Alcuni giorni dopo andai da Lui per ringraziarlo e per informarlo dell' inconveniente. Come al solito partii da lontano e gli dissi "Ma Parroco quella macchina li, non va molto bene…" la sua perentoria risposta fu "La prossima olta te töèt so la tò!" Con un sorriso ironico mi chiese della gita senza però mai fare cenno alla batteria che il giorno precedente aveva fatto sostituire …a sue spese.

Concludo con un episodio abbastanza inedito di pochi anni fa che evidenzia ancora la singolare vena umoristica di quest'uomo meraviglioso. Con gli amici della Crazy pensammo di inserire nell'annuale spettacolo natalizio un filmato; una sorta di "candit camera" tanto per intenderci, che avrebbe avuto come vittima un personaggio "eccellente" della Parrocchia. L'attenzione di tutti noi fu rivolta verso il Prevosto che, sicuramente, avrebbe accettato di buon grado lo scherzo. Iniziammo alle due del pomeriggio di un sabato di dicembre: dovevamo approfittare della luce per poter filmare la divertente scena. Parcheggiammo una vecchia Golf nel piazzale dell'oratorio e il mio patner Fabrizio Corna infilatosi nel vano bagagli fece uscire all'esterno del bagagliaio stesso semichiuso il suo braccio. Il colpo d'occhio era decisamente …particolare. Finalmente, dopo due ore di appostamento, quando ormai non speravamo più, eccolo arrivare in sella alla sua bici dirigersi verso il Meulì; Alla vista dell' inerte braccio, per un momento rimase incerto sul da farsi; si guardò intorno e dopo aver fatto un paio di giri nelle vicinanze dell'auto si avvicinò alzò con cautela il bagagliaio dal quale schizzò come una molla Fabrizio che, indicandogli con dito il secondo piano delle aule di catechismo dalle quali stavo filmando con la telecamera, gli disse: "Parroco lei è su scherzi …a prete". Eloquente fu il gesto con la mano che mi rivolse. Ci salutò con la solita cordialità e se ne andò con la sua inseparabile bici ridendo e scotendo il capo. Il filmato fu trasmesso nel corso dello spettacolo e, ricordo, ebbe un rilevante successo.

Mentre sto scrivendo questi simpatici episodi un improvviso sorriso si manifesta sul mio volto e mi rendo subito conto però che tutto questo accentua maggiormente l'infelicità per la perdita del nostro don John e ancora una volta mi pervade la tristezza e la consapevolezza di non poter più vedere, se non attraverso della bellissima foto regalatami dalla cara signora Emilia, una persona come Lui: un uomo straordinariamente unico.
Ciao Prèòst.